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© Gabriele Vitella

Un blog che vuol essere un caffè con le Muse.

S
enza l’Arte non potremmo essere vivi.


 
19 agosto 2020

 
  L’amore è bendato,
l’ascolto è un piacere
 
 

 

Inauguro questo mio blog con la recensione di un cofanetto cd che definire intrigante è davvero poco.
Si tratta della prima registrazione mondiale integrale edita da Glossa e prodotta dalla Schola Cantorum Basiliensis con la Hochschule für Musik FHNW del Vendado es amor, no es ciego di José de Nebra, zarzuela composta nel 1744, sopravvissuta in versione autografa conservata nella libreria della Cattedrale di Saragozza assieme a due versioni del libretto opera del drammaturgo José de Cañizares (considerato il creatore del genere letterario barocco spagnolo conosciuto come Comedia de magia) e fino ad ora incisa solo in estratti.
Un lavoro di recupero intenso e decisamente molto ben riuscito di una partitura che mostra al grande pubblico la bellezza di un genere musicale poco conosciuto ai più, ma che rappresenta la forma d’arte musicale popolare eseguita in Spagna tra XVII e XIX secolo, con alterne fortune.
La struttura di una zarzuela alterna scene parlate a balli e momenti musicali veri e propri, di cui il fandango che precede il finale è spesso la parte più conosciuta e popolare.
Nella presente incisione, curata da Alberto Miguélez Rouco, che smessi momentaneamente i panni del controtenore ha indossato con notevole piglio, convinzione e meritato successo quelli del direttore dell’orchestra barocca Los Elementos, le parti recitate del narratore sono state affidate all’attore e doppiatore Javier Dotú, voce spagnola di Pacino, Hoffman, Sellers, Aykroyd, Delon e Spacey, per dirne solo alcuni.
Praticamente una garanzia.
Il libretto prende a prestito elementi del mito classico, adattati e rivisti nel gusto dell’epoca, che prevede un intreccio amoroso e vendette divine atte a risolversi in un lieto fine, proprio perché l’amore è bendato, ma ci vede benissimo quando si tratta di far trionfare il sentimento più limpido.
Dal punto di vista squisitamente musicale, il Vendado è piacere allo stato puro.
De Nebra deve qualcosa ai maestri del periodo, ed a mio avviso ci sono chiarissimi echi vivaldiani (Don Antonio muore a Vienna nel 1741, il Vendado viene eseguito, come scrivevamo, per la prima volta nel 1744) piuttosto marcati in vari punti dell’opera. L’ascoltatore più attento li percepirà già nell’Obertura e nel Minués che aprono la zarzuela.
Nel complesso, è una partitura che si ascolta con molto piacere e le due ore di musica scorrono in maniera particolarmente gradevole.
Da molto tempo, poi, non ascoltavo un’incisione così ben confezionata, da qualsiasi punto di vista, considerando anche il già citato lavoro di recupero della partitura e lo spirito critico con il quale è nato il progetto, come si evince dalle note presenti nel booklet che accompagna il cofanetto, disponibile nelle tre lingue canoniche: inglese, francese e tedesco.
L’ensemble orchestrale Los Elementos risulta compatto (merito anche del primo violino di spalla Claudio Rado) e particolarmente affiatato, tenuto bene dal già citato Rouco.
Il cast artistico (formato da cantanti molto giovani ed estremamente preparati, ulteriore sorpresa positiva di quest’incisione) interpreta la zarzuela in modo convincente ed appassionato, regalando momenti di vero godimento interiore.
La parte del pastore Anquises è interpretata da Giulia Semenzato, che seguo dalla sua prima incisione, la cui straordinaria (anzi, luminosa quanto potente) voce mi lascia come sempre incantato.
L’aria del secondo atto, Batalla con mi pecho, durante la quale Semenzato duella letteralmente con gli ottoni (vincendo la tenzone) è qualcosa di altamente suggestivo e mi ha richiamato alla mente una scena chiave del film Farinelli voce regina di Gérard Corbiau, che i lettori probabilmente rammenteranno.
Delicatissima e soave l’Eumene di Alicia Amo, soprano già diretta da Adam Fischer, René Jacobs, Andrea Marcon e Pablo Heras-Casado, che conferisce al ruolo quell’espressività e relativa dolcezza che ci si attende.
La mezzosoprano francese Natalie Pérez (Venere) mi ha particolarmente colpito per la nobiltà della voce e per il suo spessore unito ad una considerevole potenza.
D’altronde, provenire dal Jardin des Voix de Les Arts Florissants è di per sé una garanzia.
Molto solida e sicura la Diana di Eva María Soler Boix, già allieva della Schola Cantorum Basiliensis e di Rosa Domínguez.
Ben affiatati i due graciosos (i ruoli non drammatici della zarzuela) affidati alla vocalità della soprano Amalia Montero Neira (Brújula) e del baritono Yannick Debus (Títiro).
Ne consiglio quindi molto caldamente l’ascolto, augurandomi che nel prossimo futuro si possano riscoprire e portare all’attenzione del grande pubblico altre partiture simili al Vendado, col medesimo spirito critico e l’entusiasmo che Rouco e Los elementos hanno messo nella realizzazione di questa meravigliosa incisione.

 

 
  Gabriele Vitella
 
     



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